Sunday, July 14, 2013

La lenta caduta del leader che lascia dietro di sé un Paese alla bancarotta

by Curzio Maltese

La lenta caduta di Berlusconi e del berlusconismo non assomiglia alla tragica fine di altri regimi della storia d’Italia. Non vi sarà un piazzale Loreto, per fortuna s’intende, sebbene qualche macchietta di corte si sforzi di evocarlo. Non avremo da vivere neppure una Mani Pulite, con il suo carico di speranze e di dolori, come quella che pose fine al cinquantennale corso della Prima Repubblica. Berlusconi e il berlusconismo sono immagini di plastica che ingialliscono col tempo, mentre piovono condanne dai processi per miserabili reati comuni assai frequentati
dagli italioti, come evadere le tasse e incoraggiare la prostituzione. È la fine grottesca che merita la più ridicola avventura politica nella storia del Dopoguerra.

Il bilancio del ventennio, più che drammatico, suona imbarazzante. Una generazione di padri puerili dovrà spiegare a una generazione di figli resa adulta dalla crisi le strane ragioni per cui un Paese ricco di talenti e di risorse si sia ridotto a un passo dalla bancarotta per inseguire i sogni ignoranti di un imbonitore televisivo, di un peracottaro nemmeno così affascinante e geniale come l’hanno dipinto servi e nemici. Una nazione non soltanto rimbecillita, ma torvamente rimbambita. Attraverso il quotidiano esercizio di un astio derisorio nei confronti
di ogni forma di intelligenza, eccellenza, rigore morale. Il peggio non sono state una politica economica inesistente e una politica estera da buffoni, ma la sistematica svalutazione di ogni valore di civiltà e cultura.


Per vent’anni si è raccontato ai giovani che non vale la pena di studiare e migliorarsi perché altre erano le strade verso il successo. Lo scandalo vero di Berlusconi non sono Ruby e le altre ragazzine alle cene di Arcore, ma la Gelmini ministro dell’Istruzione. Il risultato di questa egemonia anti culturale è devastante. L’Italia è l’unica fra le nazioni ricche ad aver compiuto giganteschi passi indietro in tutti i settori, in tutte le classifiche internazionali. I giovani migliori se ne sono andati da un pezzo e non torneranno. Gli altri dovranno adattarsi a un futuro da marginali.


Il Berlusconi che pian piano scompare dalla scena lascia insomma un gran vuoto, quello da lui stesso creato. Qui nella Macondo televisiva tutti hanno disimparato a leggere e a scrivere e non ricordano più i nomi delle cose. Si avrebbe almeno voglia di sperare, se non in una palingenesi, in una fine rapida, che permetta di voltare pagina. Tocca invece assistere al lento dissolversi quotidiano dello stupidario di un ventennio. Anche stasera in televisione straparla la Santanchè. La Santanchè, santo cielo. Ma in quale povero altro Paese una così sarebbe un personaggio pubblico?

No comments:

Post a Comment

Follow Us