by Fiorenzo Sartore
Un altro sabato mattina di fine agosto col rumore del temporale. Le previsioni dicevano “variabile”, e invece: cielo nero, tuoni, pioggia. Qui sul mare la temperatura segna 21 gradi. L’estate del 2014 resterà memorabile: quasi ogni giorno d’agosto ha avuto le nubi a coprire il sole. E poi la pioggia. Tra tutti, c’è almeno una categoria che avrebbe da ridire su quest’estate – ed in effetti lo fa: sulle reti sociali i produttori di vino hanno inaugurato un nuovo stile comunicativo quanto a lamentazioni ed esecrazioni. Come dargli torto? Appunto, questa piovosa estate 2014 si avvia ad entrare nella storia.
Tempo fa mi capitò di incontrare alcuni produttori di vini naturali della Lucchesia. In quella zona, una delle più piovose d’Italia, a detta di uno di loro il vigneto naturale regge meglio l’impatto del maltempo. La conduzione naturale, cioè, preparerebbe meglio il terreno a ricevere le piogge in eccesso.
Anche per questo motivo, ora che la vendemmia si avvicina, ho voluto chiedere ad Angiolino Maule, un vigneron che si identifica col movimento del vino naturale (pure nelle sue mille sfaccettature) se e in che misura quel tipo di coltivazione del vigneto possa fare la differenza, in annate così. E poi s’è parlato del tempo.
Domanda: signor Maule, al netto degli eventi atmosferici particolari (grandine, allagamenti) questa estate 2014 sembra la “tempesta perfetta” per chi conduce il vigneto naturale. Si potrebbe pensare, cioè, che il principio “zero chimica in vigna” sia messo duramente alla prova. È così?
Risposta: tutti quest’anno sono stati messi a dura prova. Una situazione climatica peggiore non si ricorda a memoria d’uomo. Il mese di luglio 2014 è stato il più piovoso degli ultimi anni, con un aumento delle precipitazioni di oltre il 70% rispetto alla media stagionale. Decisamente peggiori, a titolo di esempio, i dati per la Toscana (+490% nella piovosità a luglio rispetto alla media degli ultimi trent’anni). Questo eccesso di precipitazioni ha messo in seria difficoltà molte attività agricole (Fonte Coldiretti) comprese quelle dei vignaioli che conducono i vigneti con tecniche e prodotti maggiormente rispettosi del suolo, delle acque e delle piante. Sicuramente gli interventi in vigna sono aumentati quest’anno a seguito delle avversità atmosferiche ma è anche vero che la “memoria” delle nostre vigne va ben oltre quella di chi oggi conduce i vigneti. La vite ha una sua capacità di reazione che possiamo stimolare con coadiuvanti vegetali e con adeguate pratiche agronomiche. Non riteniamo che contrastare gli sviluppi fungini o gli attacchi di insetti alla vite, e conseguentemente all’uva, debba trovare risoluzione necessariamente in questa o in quella “medicina” (o particolare molecola se preferite), semmai dobbiamo porre sempre maggiore attenzione alla conduzione dei terreni dove le nostre viti vivono, alle piante che esistono nelle nostre aziende e che possono aiutarci a mantenere le “aggressioni” in misure accettabili per la salubrità delle viti prima e dell’uva e del vino poi.
Nel suo caso specifico, che cosa ha osservato nei suoi vigneti?
Meglio che negli altri anni si è vista la differenza tra i vigneti più vocati e quelli meno; lo stesso vale per i vitigni autoctoni che hanno superato meglio l’ondata di maltempo. Ora però non posso dare una risposta in merito al nostro lavoro poiché il 3 agosto siamo stati travolti da una violenta grandinata che ha portato via gran parte dell’uva e rovinato irrimediabilmente la qualità della poca rimasta.
In che misura è corretto affermare che la conduzione naturale del vigneto è d’aiuto in annate particolarmente avverse? Nel caso, esistono verifiche empiriche? (Differenze di risultati tra vigne confinanti, per esempio).
La “conduzione naturale del vigneto” per utilizzare la sua espressione è un percorso che necessita di tempo e di attenzione. Un arco di tempo di 5/10 anni può permettere di constatare anno per anno il differente sviluppo delle piante e la loro differente resistenza all’attacco fungino. In un contesto dove la biodiversità viene rispettata, e quando possibile agevolata, le piante trovano nel terreno un maggior numero di “nutrienti” che permettono loro di resistere maggiormente agli attacchi sia dei funghi che degli insetti.
L’associazione VinNatur esercita qualche tipo di controllo tra i suoi associati, affinché la conduzione naturale dell’azienda ottenga una forma di certificazione. Esiste, in una situazione limite come potrebbe essere il 2014, una specie di protocollo d’emergenza, per il quale è consentito agli associati usare sostanze chimiche normalmente “vietate” dall’associazione?
Occorre comprendere che ogni 30/50 km la normale vita del vigneto si differenzia, per clima, posizione, terreno, vitigno, sistema di allevamento etc., e quindi un protocollo di gestione del vigneto è di difficile realizzazione, stante le molteplici varianti in gioco. L’annata può anche essere difficile, come quest’anno, ma il nostro credo non ammette deroghe di sorta. No chimica in vigna e in cantina.
Che notizie ha dai suoi associati a VinNatur? Ci sono aree che hanno reagito meglio? E nel caso, perché?
Quest’anno il maltempo ha flagellato il nord e il centro Italia. Difficile dire oggi, a lavori ancora in corso e con le vendemmie appena iniziate, quali saranno le aree che meglio si sono difese. Siamo in contatto con gli associati periodicamente, anche grazie al lavoro di gruppo svolto con le nostre sperimentazioni e consulenze. L’agronomo Stefano Zaninotti, ad esempio, ci tiene aggiornati sulle situazioni delle 14 aziende sparse nel territorio nazionale che stanno portando avanti il progetto “Fertilità Biologica dei terreni”. Come lui l’agronomo e amico Ruggero Mazzilli, che opera in Toscana e Piemonte. Sicuramente durante la nostra assemblea annuale, che si terrà come di consueto a Villa Favorita il 21/22 e 23 marzo, avremo l’occasione di scambiarci le esperienze e di poter valutare a “bocce ferme” quanto l’annata 2014 ha permesso di portare in bottiglia.
Un’ultima domanda. Recentemente alcune aziende dichiarano di “rinunciare” alla vendemmia 2014, e qualcuno addirittura lo consiglia a tutti i produttori del nord. Che opinione ha in proposito?
Sono discorsi che un vignaiolo non fa. Chi alleva le proprie viti, vive ogni giorno la vigna, in tutte le stagioni e condizioni, e se ne prende cura, ha rispetto delle piante, della terra e del proprio lavoro. Fare agricoltura significa affrontare anche annate come questa. Che fare? Raccogliere quello che c’è, selezionare, valutare cosa si può fare. Siamo piccole imprese, la vigna non è un passatempo per noi, quindi dobbiamo andare avanti, nonostante le difficoltà.
No comments:
Post a Comment