Il taglio dei tassi non è la misura più significativa presa dalla Banca centrale europea. Più importante è l’acquisto di asset backed securities e di covered bonds, che aumenterà la dimensione del bilancio Bce. Speriamo che questo sia un passo decisivo verso il quantitative easing.
TAGLIO DEI TASSI E SVALUTAZIONE DELL’EURO
La riunione del 4 settembre 2014 della Bce ha sorpreso i mercati per l’ulteriore limatura ai tassi d’interesse, già su livelli prossimi allo zero. In realtà, quelli sui depositi delle banche presso la Bce stessa erano addirittura negativi, e da oggi lo saranno ancora di più: le banche dovranno pagare 20 punti base per tenere riserve presso la Banca centrale (in eccesso rispetto alla riserva obbligatoria). Sulla scarsa efficacia di tassi negativi ci siamo già espressi: difficilmente questa misura può convincere la banche a riattivare l’offerta di prestiti alle imprese. Va però riconosciuto che, portando il tasso d’interesse sul mercato interbancario a livelli molto bassi o addirittura negativi, potrebbe indurre le banche a spostare liquidità su altre valute, indebolendo così il cambio dell’euro: questo sì sarebbe un effetto espansivo, di cui abbiamo bisogno.
ACQUISTO DI ABS E DI COVERED BONDS: VERSO IL QE?
Tuttavia, la misura più significativa è il passaggio alla fase operativa dell’acquisto di Abs (asset backed securities). Si tratta di obbligazioni derivanti da operazioni di cartolarizzazione di prestiti alle imprese. Per evitare gli errori del passato, si dovrebbe trattare di titoli semplici e trasparenti, evitando le operazioni complesse che diedero luogo ai toxic assets di triste memoria. Rivitalizzare questo mercato consentirebbe di convogliare verso le imprese un po’ del risparmio delle famiglie raccolto dalle assicurazioni e dai fondi pensione, che potrebbero diversificare il loro portafoglio investendone un quota (anche piccola) in Abs, anziché concentrarla solo sui titoli di Stato. Inoltre, queste operazioni consentirebbero alle banche di risparmiare patrimonio, dando quindi una mano a sostenere l’offerta di prestiti. In aggiunta a questa misura, che era prevista, la Bce ha annunciato a sorpresa l’acquisto di covered bonds: titoli emessi dalle banche a fronte di specifici asset(quali i mutui).
Al di là dei dettagli tecnici (che verranno precisati in ottobre), quello che interessa di più è che Mario Draghi sta gradualmente, ma fermamente, spingendo la Bce verso il quantitative easing. Gli acquisti di Abs vengono denominati dagli addetti ai lavori “credit easing”: interventi su uno specifico mercato per ridare liquidità agli strumenti lì scambiati. Furono attuati anche dalla Fed a partire dal 2008. È interessante notare come Draghi abbia sottolineato che queste operazioni porteranno a un incremento della dimensione del bilancio della Bce. Con un pizzico di ottimismo, possiamo ritenere che rappresentino l’anticamera verso il vero e proprio quantitative easing: l’intervento sul mercato dei titoli di Stato.
Naturalmente, nel completare questo percorso, Draghi troverà resistenze da parte della componente tedesca del Consiglio Bce. Tuttavia, è stato molto chiaro nel discorso di Jackson Hole: il fondamentale svantaggio dei governi europei rispetto a quelli di altri paesi (Usa, Gran Bretagna, Giappone) è che essi non dispongono di un finanziamento di riserva (“backstop for government funding”) da parte della banca centrale. In altre parole, bisogna che la Bce assuma esplicitamente il ruolo di prestatore di ultima istanza dei governi, per metterli al riparo dalla speculazione dei mercati. Il programma Omt è stato molto efficace nella fase di annuncio, portando a una drastica riduzione degli spread sovrani nella zona euro, ma potrebbe rivelarsi insufficiente se messo alla prova, a causa della condizionalità a cui è sottoposto. Convincere i tedeschi ad andare oltre quel programma sarà difficile, ma è vitale per la zona euro. Solo così la politica fiscale potrà contribuire a sostenere la domanda aggregata, condizione essenziale per uscire dalla fase recessiva che stiamo vivendo.
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